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Ci ha lasciato ieri il geniale, imprevedibile e bizzarro come curiosamente annuncia il cognome Giotto Bizzarrini, dopo averci regalato incredibili opere d’ingegno come la Ferrari 250 GT “Papera”, il V12 3500 GTV capostipite dei motori Lamborghini e la Bizzarrini 5300 la cui vicenda costruttiva esprime il suo spirito aperto, libero, schietto e spesso candidamente ingenuo.

Appassionato di automobili e di corse, finché la salute glielo ha permesso, partecipava volentieri a manifestazioni revocative e intratteneva con piacevole arguzia chi condivideva la sua passione. A chi lo osannava come un divo dei motori rispondeva dicendo di non essere stato né un designer né uno stilista, bensì un collaudatore: “Io volevo guidare, fare le corse, studiare i motori, mi sono sempre considerato un pilota collaudatore”. Infatti, nella Targa Florio 1973 non ha esitato e mettere il casco per formare equipaggio con Massimo Larini che ha chiamato a guidare la barchetta Fiat 128 che egli stesso ha progettato e costruito. Con la sua modestia, non si vantava mai delle intuizioni e dei concetti innovativi che ha messo in campo, di quelli noti e di quelli quasi sconosciuti come l’auto elettrica progettata negli anni Settanta e l’brida studiata negli anni Novanta, anche queste idee in anticipo sui tempi, che come altre sono state scintille per futuri e importanti sviluppi nel mondo dell’automobile.

 

 

 

 

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