Edizioni C&C - VW Karmann Ghia - su epocAuto di dicembre

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Sul parafango anteriore destro (pagina a fianco) si nota l'antenna della radio e l'astina porta bandiera: un accessorio più da Maggiolino che da Karmann in quanto sulla berlina fungeva anche da testimone dell'ingombro del parafango, invisibile dal posto di guida. In evidenza le sinuosità della linea ed il sapiente uso delle cromature che sedussero Wilhelm Karmann, Heinz Nordhoff e, sinceramente, anche noi.

VW Karmann Ghia. La vera eleganza non ha fretta

su epocAuto di dicembre 2020 a firma di Vittorio Falzoni Gallerani -

Già dai primissimi anni ‘50 del secolo scorso, i Dirigenti della Volkswagenwerk potevano constatare con comprensibile soddisfazione il successo della loro ‘1200’ (così, in breve, era denominata commercialmente la Maggiolino fino ai primi anni sessanta).
E non solo nella disastrata Germania dell’immediato dopoguerra ma, seppure in misura minore causa dazi, nel resto d’Europa e persino negli USA ove il suo indice di gradimento era incrementato in misura significativa dalla versione Cabriolet costruita dalla Karmann.
In questo quadro, indubbiamente capace di accendere gli entusiasmi, presso questo Carrozziere si decide di proporre alla dirigenza Volkswagen uno dei più paradigmatici ossimori su ruote che la storia dell’auto abbia partorito: un ‘Maggiolino’ sportivo! E se qualcuno non ricorda bene precisiamo che allora il motore di quell’auto sviluppava la bellezza di 30 CV in tutto.
Comprensibili le resistenze dei dirigenti della Casa madre che, in casa Karmann si era capito, avrebbero dovuto essere almeno tentati da un’estetica irresistibile, cosa che ai loro stilisti non riusciva; dopo alcune proposte bocciate la svolta avvenne in occasione del Salone di Parigi del 1953 quando la Ghia di Torino presentò un prototipo di coupé su telaio VW 1200 che capitò sotto gli occhi di Wilhelm Karmann in visita alla mostra...

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