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Automobili "Z" - su epocAuto di gennaio
Una Z18 “Pekelnik” (“Infernale”) recentemente restaurata e ambientata in un’ala del Palazzo delle Esposizioni di Brno. Vettura ed edifico sono praticamente coetanei (1926 e 1928).
Automobili "Z", ingengeria cecoslovacca anni '20
su epocAuto di gennaio 2021 a firma di Giuliano Silli -
Al termine della Prima guerra mondiale, l’Impero austroungarico venne cancellato dalle carte geografiche e rimpiazzato dagli enti statali che ne riflettevano le nazionalità più numerose: regno d’Ungheria, regno di Jugoslavia, repubblica d’Austria, Repubblica cecoslovacca. Ma mentre i primi tre ereditarono territori basati perlopiù sul settore economico primario, la Cecoslovacchia ereditò la parte più industrializzata dell’ex impero, il cui sviluppo era stato qualitativamente pari a quello delle nazioni europee più evolute. Finito il conflitto, anch’essa, quindi, dovette riconvertire la produzione da bellica a civile, e uno dei possibili sbocchi sarebbe stata la produzione di automobili. Una delle istituzioni che dovette pensare a tale eventualità fu l’ex arsenale viennese di Brno che, diventato Arsenale di Stato, poco dopo venne privatizzato con la ragione sociale Ceskoslovenska Zbrojovka a.s. (Armeria Cecoslovacca società anonima). La nuova azienda dovette subito fare i conti con il mantenimento del personale in eccesso dovuto alle necessità di guerra, e che ora poteva essere utilmente impiegato in funzione di quest’obiettivo industriale ausiliario, avviato quasi subito grazie all’offerta dell’ingegner Bretislav Novotny. Nonostante un corso di ingegneria aeronautica alle spalle, l’interesse di Novotny si era concentrato sulla vettura popolare, che realizzò per conto suo in base alle sue teorie, e che chiamò Novo. Si trattava di una costruzione molto semplice: un cyclecar con motore a due tempi e trazione a catena direttamente collegata all’asse posteriore. La proposta per la ditta di Brno fu una elaborazione della Novo che chiamò Omega e che ne ripeteva una caratteristica forse rudimentale, ma buona per contenere i costi, ovvero la trasmissione del moto mediante “attrito di superfici”: un disco metallico scorrevole lateralmente e messo perpendicolarmente a contatto con una sorta di volano collegato al collo d’oca...
La versione a 4 porte della Z9 evidenzia un disegno piuttosto conservatore e abbastanza simile al panorama automobilistico dell’epoca.
L'articolo completo è su epocAuto di GENNAIO