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Autobianchi Bianchina cabriolet, 1963 e Lancia Augusta tipo Standard, 1933. Vettura usata normalmente da Andrew Mc Lagan (Per gentile concessione del Registro Lancia-Augusta - Livorno)

Partì dalla Bianchina la rinascita della Lancia

di Marco Centenari

All’origine c’è la Fiat Nuova 500. La linea delle utilitarie prodotte dapprima con marchio Autobianchi e poi con marchio Lancia affonda le sue radici negli anni Cinquanta, e precisamente nel 1957 quando apparve la Bianchina che altro non era se non la versione di lusso della 500, con carrozzeria completamente ridisegnata ma con la stessa meccanica. La vetturetta, molto graziosa e subito apprezzata dal pubblico femminile, era fabbricata negli stabilimenti della Edoardo Bianchi di Desio, centro industriale brianzolo situato una ventina di chilometri a nord di Milano. Qui si era ormai conclusa la lunga e gloriosa attività della Bianchi, società fondata in via Nino Bixio a Milano nel 1885 per la produzione di biciclette. Già nel 1899 l’azienda costruiva anche quadricicli a motore, poi vere e proprie automobili e ottime motociclette.

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Fiat Balilla 3 marce, 1932, conservata

La crisi economica che la colpì dopo la seconda guerra mondiale la portò gradatamente in orbita Fiat, dapprima attraverso una società in cui era presente anche la Pirelli e poi con il definitivo assorbimento da parte della casa torinese. Il ruolo dell’Autobianchi in seno alla Fiat è stato molto importante perché gli impianti di Desio assunsero ben presto la funzione di centro sperimentale per l’introduzione nella grande serie di nuovi indirizzi costruttivi, primo fra tutti quello della trazione anteriore. Un passaggio fondamentale che la Fiat, prima di adottarlo sui modelli con proprio marchio, collaudò tecnicamente e commercialmente sulle Autobianchi. Una sorta di saggia cautela quando, agli inizi degli anni Sessanta, il concetto di trazione anteriore e motore trasversale, seppur affermato prepotentemente dalla Mini di Alec Issigonis (1959), lasciava ancora qualche perplessità. Proviamo, pensarono alla Fiat nel 1964 quando lanciarono sul mercato l’Autobianchi Primula: se va male resterà un’Autobianchi e la nostra immagine non ne soffrirà. Andò bene, più che bene, tanto che già alla fine del 1968 era pronta la Fiat 128, che avrebbe sostituito la 1100 e che, pur con profonde diversità di motore e di carrozzeria, riprendeva lo schema di base della Primula. Operazione analoga venne compiuta per il lancio della 127 (1971) modello importantissimo, destinato a sostituire la 850. La nuova utilitaria a trazione anteriore venne preceduta di due anni (1969) dall’Autobianchi A112 con funzione esplorativa. Ma a differenza di quanto era avvenuto con la Primula che, esaurito il suo ruolo, scomparve anzitempo, la A 112 ottenne un successo superiore alle previsioni tanto da dar luogo a una linea produttiva parallela ma autonoma rispetto alla 127. Una linea fortunatissima che culminerà nelle versioni sportive Abarth, 58 e 70 HP, ancora oggi molto apprezzate da appassionati e collezionisti. Nel 1985, quando la A 112 viene mandata in pensione dopo sedici anni di onorata carriera, la linea non si estingue ma si evolve nella Y10, un piacevole modello dalla linea moderna e cuneiforme destinato a ripetere e ad ampliare il successo della A 112. Già dalla denominazione, dove 10 sta a indicare la cilindrata di 1000 centimetri cubi del nuovo motore Fire, alcuni esperti credono di intuire quella che sarà la futura collocazione commerciale della vettura. Quella Y, infatti, sembra richiamare la tradizionale denominazione della Lancia fatta con lettere dell’alfabeto greco. Da non dimenticare che dal 1969 la Lancia è stata assorbita dalla Fiat. Ma la Y10 continua a essere venduta con marchio Autobianchi, anche nelle versioni Turbo e 4WD. Nel 1989, però, compare un’edizione speciale che curiosamente si chiama Appia. E sulla calandra anteriore non c’è più la A stilizzata che dal 1968 è il logo Autobianchi ma c’è il marchio Lancia. E’ solo per il mercato francese, viene detto ufficialmente, ma il destino della ex Autobianchi sembra ormai delineato. E infatti l’erede della Y10, denominata semplicemente Y, che debutta nel 1995 con carrozzeria e meccanica rinnovate, nasce direttamente come Lancia. E lo stesso vale, naturalmente per la attuale Ypsilon (scritto per intero), che debutta a metà del 2003. Questo breve stralcio di storia ci aiuta a capire che anche da piccole vetture e non solo dalle grandi berline possa derivare vantaggio a un marchio di prestigio come quello Lancia. Sicuramente il fatto di portare questo nome ha giovato ai destini commerciali della Y e della successiva Ypsilon, ma sembra altrettanto vero che senza le vendite di queste utilitarie, seppur di lusso, le sorti del marchio avrebbero incontrato maggiori difficoltà. Dopo i successi della Delta (1979) e della Thema (1984) si era avuto un certo ristagno che è stato superato, si spera definitivamente, grazie proprio alle eredi della Bianchina. E non dimentichiamo che lo stesso Vincenzo Lancia già nel 1933 era sceso nel campo delle vetture popolari con l’Augusta, che si propose come rivale di lusso della Fiat 508 Balilla (1932).

 L'articolo è stato pubblicato sul numero 2/2008 di epocauto

 

 

 

 

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