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La principale novità della Panhard Dyna Z è la scocca portante d’alluminio rivestita con pannelli anch’essi d’alluminio. La leggerezza e la buona aerodinamica permettono prestazioni eccezionali in rapporto alla cilindrata non disgiunte da una razionale eleganza.

Panhard Dyna Z. La grande sfida

Nel 1950 Paul Panhard chiede ai suoi tecnici di sviluppare un’auto con sei posti che viaggi a 130 km/h e consumi come un’utilitaria. Sembra un’impresa impossibile ma nel 1953 l’idea si realizza nella Dyna Z

Su epocAuto di agosto - a firma di Elvio Deganello

L’idea della Panhard Dyna Z nasce nel 1950 quando il costruttore Paul Panhard chiede ai suoi progettisti di sviluppare dalla Dyna X un’auto con l’abitabilità per sei persone, la velocità di 130 km/h e il consumo di un’utilitaria. Sembra impossibile, ma i tecnici accettano la sfida. Con una soluzione ovvia, potenziano il bicilindrico della Dyna X, che tuttavia non basta per raggiungere l’obiettivo. Perciò intervengono anche nel corpo vettura per ridurre il peso e migliorare l’efficienza aerodinamica. Scartano il telaio d’acciaio della Dyna X e progettano un pianale tutto d’alluminio con i longheroni e le traverse saldati fra loro ad argon in atmosfera controllata, sul quale poi con lo stesso sistema si salda la carrozzeria anch’essa tutta d’alluminio. Alla fine la scocca portante così ottenuta pesa solo 98,5 kg. La ricerca aerodinamica parte dalle prove dei modelli in scala nella galleria del vento e giunge a un sistema empirico studiato da Louis Bionier. Lo storico designer della Panhard fissa alla carrozzeria delle ventose con asticciole e bandierine, filma come si dispongono le bandierine a varie velocità e infine proietta il film in un reticolo che corrisponde alla forma della vettura. Nelle zone dove vede che le bandierine per effetto del vento si avvicinano alla carrozzeria “smagrisce” i volumi, viceversa nelle zone dove si allontanano, li aumenta. Il motore di 851 cc, che resta sostanzialmente quello della Dyna X 130, è fissato a una grossa traversa tubolare d’acciaio che è l’elemento principale di un telaietto che sopporta anche il cambio e l’avantreno...

 

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Le novità estetiche del modello 1963 sono i tamburi dei freni a vista, l’eliminazione della finta presa d’aria sul cofano e delle “sopracciglia” sui fari, i lampeggiatori laterali trapezoidali, le nervature sui paraurti e il tetto allungato sopra il lunotto.

 L'articolo completo è su epocAuto di AGOSTO

 

 

 

 

 

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