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La March 711 di Ronnie Peterson (1944-1978) esce dalla corsia box durante le qualifiche. Manca l’alettone anteriore, montato a sbalzo sopra il frontale e fissato al centro.

Gran Premio d'Italia 1971. MAI COSI' VICINI, MAI COSI' VELOCI

Monza senza le varianti era velocissima. Troppo.
I migliori correvano in scia, pochi metri l’uno dall’altro, a 300 all’ora. Risultato: la media generale più veloce, il distacco minore tra primo e secondo nella storia della F1, l’unica vittoria dello sconosciuto Peter Gethin, la regolamentare sfiga di Chris Amon dalla pole, la delusione delle Rosse

Su epocAuto di settembre - a firma di Aldo Zana

Monza, 5 settembre 1971. Ultimo giro di 55. François Cevert (Tyrrell 002 numero 2) esce primo dalla Ascari verso la Parabolica. Lo seguono, incollati, in quattro. Tutti in scia.
Sa che chi entra ed esce primo in Parabolica non può essere il vincitore del Gran Premio d’Italia.
Allarga leggermente per farsi affiancare da Ronnie Peterson (March STP 711 n. 25) all’interno, che in uscita lo obbliga ad allargare ancora di più. E di questo si lamenta nel dopo-corsa.
Ma Peterson deve farlo allargare perché, ancora più all’interno, si è infilato Peter Gethin (BRM P160 n. 18).
Escono Gethin a destra, e Cevert, tutto a sinistra, quasi affiancati. Cevert ha così perso la scia giusta per vincere.
Peterson è subito dietro a Gethin per sfruttare l’ultima scia. Ne esce a un centinaio di metri dalla linea del traguardo.
Affianca la BRM.
Ce l’ha quasi fatta, ma supera Gethin solo 30 metri dopo la linea, quando non serve più.
Gethin vince per 1 centesimo di secondo perché la sua BRM ha il frontale più lungo dei quello tondeggiante della March.
Peterson ha perso perché la sua March non monta l’alettone ellittico sopra il frontale, ritenuto inutile in anni in cui l’aerodinamica era ancora un mistero da definire per tentativi.
Cevert è terzo.
Gli altri due del quintetto che si è dato battaglia in scia negli ultimi giri: Mike Hailwood (Surtees TS9) e Howden Ganley (BRM P160) rimangono in disparte. Ma sono appena dietro: il distacco di Ganley, quinto, da Gethin è di soli 61 centesimi di secondo.
Tra Gethin e Peterson c’è il minimo distacco mai registrato in F1.
Va detto che allora non c’erano i transponder sulle monoposto e non si registravano i tempi al millesimo di secondo
La media, 242,615 km/h, fu la più alta nella storia della F1. Troppo alta anche per il circuito di Monza che, dal 1972, venne rallentato dalle varianti prima della Curva Grande e alla Curva Ascari. Il record sulla distanza durò fino al GP d’Italia 2003 vinto da Michael Schumacher, Ferrari, alla media di 247,586 km/h
Peterson era convinto di avere vinto. Gethin, per togliere ogni dubbio, alzò la mano destra mentre passava il traguardo. Spiegò così il suo gesto in un’intervista ad Autosport nel febbraio 1990: “Ho pensato: sono in Italia. Ci sono un sacco di italiani eccitabili che non si curano dell’evidenza fotografica ma si allineano a chi fa loro credere qualcosa in quel preciso momento”. E sono solo i vincitori ad alzare la mano sul traguardo...

 

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Surtees TS9 di Mike Hailwood (1940-1981). Scocca molto razionale, ala posteriore biplana, airscoop sopra il motore, niente alettoni anteriori.

 L'articolo completo è su epocAuto di SETTEMBRE

 

 

 

 

 

 

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