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Louis Chiron e la T26 al Gran Premio di Losanna nel 1947

Talbot-Lago T26C: comprimaria di lusso

Su epocAuto di ottobre - a firma di Renzo De Zottis

Tra la fine degli anni Quaranta e i primi anni Cinquanta la bella monoposto francese fu una delle poche a contrastare lo strapotere delle vetture da gran premio italiane, ottenendo spesso lusinghieri successi.

Anthony “Tony” Lago, veneziano trapiantato in Francia, nel 1934 era diventato proprietario della nuova Talbot-Lago, parte francese del fallito Gruppo STD (Sunbeam-Talbot-Darracq) mentre la parte inglese era stata acquisita dal Gruppo Rootes. In quegli anni il marchio di Suresnes partecipava alle competizioni con le Talbot 150C, equipaggiate con un sei cilindri a camera di scoppio emisferica, 4 litri da 165 CV progettato da Walter Becchia, il grande ingegnere originario di Casale Monferrato che legherà più tardi il suo nome alla Citroen 2CV e alla DS. Profondamente convinto del valore delle competizioni come volano per la produzione di serie, Lago aveva però in testa un ben più ambizioso programma, finalizzato a realizzare una monoposto da Gran Premio. In vista della stagione 1939 erano quindi state allestite due monoposto con guida a sinistra (monoplace décalée) e una con guida al centro (monoplace centrale) che avrebbe dovuto essere equipaggiata con un 16 cilindri a V di tre litri, sempre disegnato da Walter Becchia. In mancanza dei finanziamenti necessari questo favoloso propulsore restò sulla carta e la “centrale” venne così equipaggiata con il collaudato sei cilindri portato a 4 litri e mezzo (limite per la partecipazione ai gran premi delle vetture aspirate) con rapporto di compressione 8:1, capace di 210 CV a 4500 giri/min. In vista dell’esordio al Gran Premio di Francia a Reims, Lago chiamò l’esperto pilota britannico Raymond Mays (fondatore della ERA) a testare la nuova monoposto ma nelle prove a Monthléry lo speciale serbatoio in alluminio della vettura si spaccò in due e Mays perse una giornata in attesa delle riparazioni. Durante la gara, poi, mentre le due “décalée” conquistarono un eccellente terzo e quarto posto con Le Bègue ed Etancelin, Mays non riuscì nemmeno a fare un quarto di corsa perché una nuova rottura del serbatoio del carburante lo costrinse al ritiro. Il potenziale della vettura c’era ma la guerra pose termine a qualsiasi sviluppo. La monoposto azzurra riapparve solo il 9 settembre 1945 per conquistare un bel secondo posto assoluto, con alla guida Raymond Sommer alla Coupe des Prisonniers, prima corsa in assoluto del dopoguerra disputata al Bois de Boulogne di Parigi. In quella occasione venne battuta solo dalla vecchia ma ben più potente Bugatti 59/50 4.7 sovralimentata di Jean Pierre Wimille...

 

 

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La T26CS vincitrice a Le Mans del 1950 con Louis Chiron.

 L'articolo completo è su epocAuto di OTTOBRE

 

 

 

 

 

 

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