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Carro funebre elettrico della Carrozzeria Macchi di Varese. Veicoli di questo stesso tipo rimasero in servizio a Milano fino ai primi anni Settanta.

AUTO ELETTRICA, UNA STORIA VECCHIA

Alla ricerca dell'alternativa alla benzina - 3

Su epocAuto di dicembre - a firma di Aldo Zana

L’elettrica è nata assieme all’automobile, ma non ha mai sfondato. Per tutto il secolo scorso erano veicoli facili da guidare, ma brutti, pesanti, penalizzati dalla scarsa autonomia degli anti-ecologici accumulatori al piombo. Il maggior successo nelle città italiane fu il carro funebre.

Il 6 gennaio 1923 i milanesi erano abituati al tram elettrico da 29 anni quando la Rognini & Balbo, costruttore locale di veicoli elettrici, presentò in Piazza del Duomo le prime otto Elettromobili Auto-Tram Modello R.B.1L acquistati dall’Azienda Tramviaria Municipale del Comune per il servizio pubblico. Sembravano tram elettrici ma andavano senza le rotaie e senza la tradizionale “pertegheta” per captare l’elettricità dal cavo conduttore sospeso tra i pali o fissato alle pareti delle case.
Si muovevano su ruote, massicce e gommate, avevano il guidatore all’interno, protetto dalle intemperie al contrario dei vecchi tram modello Edison. Come i tram, avevano 45/50 posti e raggiungevano in piano la velocità di 24 km/h. Senza rumore, gemiti lancinanti dei bordini delle ruote metalliche dei tram contro la rotaia in curva. Niente scarichi pestilenziali dal motore a scoppio.
In linguaggio odierno, erano autobus elettrici. Ma la parola allora non esisteva e la Rognini & Balbo aveva inventata l’espressione: “Elettromobili”.
Mosse da accumulatori al piombo, le elettromobili erano una delle tante variazioni sul tema del veicolo elettrico, che si sforzava di ritagliarsi una fettina del grande tema della mobilità umana. E ci stava provando da quando era stata inventata l’automobile.
Un libretto promozionale della Rognini & Balbo nel 1923 dedica una rara pagina alle caratteristiche tecniche della versione su rotaie dell’Auto-Tram venduta alle linee di trasporto locale (30 km in totale) tra San Bonifacio, Lonigo, Cologna tra le province di Verona e Vicenza. La motrice, apparentemente del tutto analoga a quelle di Milano, pesava in totale kg 9.700 a vuoto, di cui kg. 2.450 di accumulatori Hensemberger al piombo e kg. 550 dei sistemi di controllo. I due motori, ciascuno da 30 CV, pesavano kg. 630. Escludendo i motori, il 31% del peso a vuoto era dovuto all’equipaggiamento elettrico. Per il carico utile restava poco.
L’autonomia teorica con una carica era di circa 100 km, sufficienti per una giornata di servizio.
E poi la forma di quei proto-autobus, dipinti di bianco con l’imperiale per le pubblicità, non piaceva ai milanesi. Voleva assomigliare a un tram senza esserlo ed era lontano anni luce da un’autocorriera o torpedone, come si diceva allora...

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Una Elettromobile su base Rognini & Balbo a Piazza del Popolo a Roma nel 1925. Era un autobus urbano elettrico nonostante somigliasse a un tram. Veicoli identici erano stati venduti a Milano nel 1923.

 

L'articolo completo è su epocAuto di DICEMBRE

 

 

 

 

 

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