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KAWASAKI 500 MACH III H1 (1970-71)

Missile a due ruote

Su epocAuto di gennaio - a firma di Maurizio Schifano

Decisamente unica e con una spiccatissima personalità, nel bene e nel male. Questa è la Kawasaki 500 Mach III, che già nel nome fa intuire le prestazioni “ultrasoniche”, conferitele da un motore dalla potenza straordinaria per la sua cilindrata, ma purtroppo abbinato a una ciclistica inadeguata, specie sulla prima serie protagonista di questo servizio. Tutto era cominciato nel 1967, quando la Kawasaki Motor di Los Angeles aveva chiesto espressamente alla Casa madre di sviluppare un modello dotato di un motore 3 cilindri a 2 tempi, mai visto fino ad allora su una moto stradale, con una cilindrata di 500 cm³ e una potenza di 60 CV, fuori dal comune per la sua categoria; possibilmente capace di un’accelerazione tale da battere qualsiasi altra concorrente. Una vera sfida per i progettisti, che, non senza difficoltà, alla fine riescono a soddisfare le richieste degli americani, acconsentendo pure di spostare il motore più indietro del dovuto, per favorire le impennate, non solo in prima, ma pure nelle marce più alte. La prima serie, presentata al Salone di Tokyo del 1968 e identificata con la sigla H1, riscuote subito il consenso unanime degli appassionati delle moto autenticamente sportive: non solo per le prestazioni dichiarate davvero eccezionali, che però, come vedremo, pochi all’epoca saranno in grado di sfruttare appieno senza rischiare l’osso del collo o qualcos’altro, ma anche perché, nella sua apparente essenzialità, è semplicemente bella, specie nella livrea bianca con fascia sul serbatoio blu scura (in alternativa c’è la più discreta ma meno riuscita livrea grigio scuro con fascia sul serbatoio nera). Il pezzo forte della meccanica è ovviamente il motore...

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La minacciosa vista ravvicinata dei tipici scarichi asimmetrici.

 

 

L'articolo completo è su epocAuto di GENNAIO

 

 

 

 

 

 

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