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LANCIA AURELIA COUPÉ PININFARINA

LANCI AERONAUTICI


Su epocAuto di febbraio - a firma di Maurizio Schifano

Fuoriserie di stile americaneggiante con forme ispirate a quelle degli aerei dell’epoca. Venduta da nuova in provincia di Pavia e finita in Olanda, dove l’ha acquistata l’attuale proprietario, che ha mantenuto i documenti e le targhe d’origine, fortunatamente conservati.

All’inizio degli anni Cinquanta, il design automobilistico più evoluto trae sempre più frequentemente ispirazione dalle forme degli aerei a reazione, che cominciano a diffondersi proprio in quel periodo. Questa tendenza, nata negli Stati Uniti, è recepita in Europa dalle Carrozzerie più lungimiranti, come la Pininfarina, la cui opera, qualunque fosse la fonte di ispirazione, si era sempre distinta per la capacità di selezionare le idee e di interpretarle sempre in modo personale, concretizzandole mirabilmente in quella che ormai era da tutti riconosciuta come la “Linea Pininfarina”. In quel periodo, alla creatività pratica di Pinin, il fondatore, comincia ad aggiungersi l’influenza, più rigorosamente tecnica, del figlio Sergio, laureatosi in ingegneria meccanica al Politecnico di Torino nel 1950, che punta a perfezionare le linee delle carrozzerie proprio in base ai principi dell’aerodinamica, oltre ad assimilare apporti tecnici ed estetici di ambiti estranei al design dell’automobile. Emblematico, a tale proposito, è lo stile “Airflyte” della berlina americana di serie Nash Ambassador presentata nel 1952, l’anno in cui la Carrozzeria torinese inizia la collaborazione con l’industria nordamericana. Ancora più significativo poi è il design delle Lancia PF 200 Spider e Coupé, allestite su autotelai Aurelia a passo lungo e a passo corto fra il 1952 e il 1954; questi esemplari unici esibiscono una calandra frontale palesemente ispirata alla presa d’aria sul muso del caccia statunitense a reazione F-86 Sabre; la coda poi, molto lunga e rastremata come fosse una fusoliera, termina con due pinne, che richiamano le derive dei timoni degli aerei e che negli anni immediatamente successivi cominceranno a ornare sempre più prepotentemente le code delle vetture di serie, prima americane e poi anche europee. Il taglio spiovente di queste pinne diverrà un marchio di fabbrica della Carrozzeria torinese, ma è interessante notare che, mentre dalla metà degli anni 50 le estremità di tali pinne fungeranno da supporto “naturale” per i fanali, nel caso delle PF 200 esse fungono invece da base per vistosi rostri cromati, che oltre alla funzione di paracolpi, ne hanno una squisitamente estetica. Relegata sul fascione di coda, la fanaleria, ovviamente necessaria per la circolazione, appare a questo punto quasi posticcia...

 

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L'articolo completo è su epocAuto di FEBBRAIO

 

 

 

 

 

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