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Il prototipo della roadster V705 Mazda e la MX-5 di serie fotografati l’uno accanto all’altra mostrano quanto sia stato valido il lavoro per fluidificare le linee e rendere più immediatamente comprensibili i valori estetici che la vettura esprime.

MAZDA MX-5

BENTORNATA SPIDER

Su epocAuto di febbraio - a firma di Vittorio Falzoni Gallerani

La roadster più diffusa di tutti i tempi, la Mazda MX-5 (Miata in alcuni mercati) è nata dalla predisposizione della dirigenza della Casa nipponica a esplorare senza preconcetti ogni aspetto della tecnica e del mercato dell’automobile alla ricerca di sempre nuove soluzioni. Quest’atteggiamento di apertura ha portato al Marchio piuttosto recente, la sua prima auto è del 1960, un’affezionata clientela paragonabile ai “Lancisti” italiani di una volta; automobilisti capaci di apprezzare nel giusto modo le raffinatezze costruttive e l’originalità progettuale. Ci pare fuor di dubbio, infatti, che vi sia tale mentalità alla base alla decisione di riscoprire il mercato delle auto aperte a due posti in un periodo in cui tutti i grandi costruttori hanno abbandonato le spider e le roadster a causa dell’inasprirsi delle norme sulla sicurezza nell’importantissimo mercato americano. Difficile sarebbe, infatti, sostenere che in assenza dello strepitoso successo della MX-5, che dura ancora oggi, sarebbero nate la Fiat barchetta, la MG F e addirittura le più esclusive Mercedes Benz SLK e BMW Z3.
Ma torniamo a quel 1983 quando a Irvine, in California, presso il neonato Advanced Design and Engineering della Mazda, si gettano le basi della MX-5; molti ricorderanno che in quel periodo sul mercato vi erano cabriolet derivate da Fiat Ritmo, VW Golf, Ford Escort, Talbot Samba, Citroën Visa che riscuotevano simpatia e buoni dati di vendita; complimenti quindi a Bob Hall, giornalista americano dell’automobile che, guidato da un suo insistente “pensiero laterale”, propose a Mazda quel progetto che finì per concretizzarsi in qualcosa destinato a diventare così importante nella storia dell’automobile. La dirigenza della Casa nipponica, grazie alla già ricordata assenza di pregiudizi, gli credette al punto da nominarlo responsabile del progetto ed egli si presentò ai tecnici messigli a disposizione chiedendo loro di procurargli una Triumph Spitfire e una Lotus Elan prima serie R26; in tal modo fu chiaro a tutti, senza tanti giri di parole, che ciò che aveva in mente era un’auto semplice, leggera e con la trazione posteriore...

 

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Tre “Concept” su base Miata presentate fra il 1989 e i primi anni Novanta. Da sinistra la M Speedster, la M Club Sport e la M Coupe. Nessuna ha avuto un seguito produttivo, ma in qualche modo ognuna ha influenzato la successiva serie NB.

 

L'articolo completo è su epocAuto di FEBBRAIO

 

 

 

 

 

 

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