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La Champion CH-2 del 1949 illustrata nel catalogo dell’asta RM Sotheby’s del 15 febbraio 2013 a Madison in Georgia. In questa configurazione con i fari integrati nei parafanghi, la vetturetta è stata costruita in 11 esemplari dall'autunno del 1949 alla primavera del 1950.

WE ARE THE CHAMPION

Su epocAuto di marzo - a firma di Elvio Deganello

Dal 1946 al 1958 quattro aziende si avvicendano nella costruzione di una famiglia di piccole auto da 200 cc a 500 cc. Sono carine, ma i ricavi non coprono i costi e la bancarotta è inevitabile.

La vicenda delle Champion è breve ma complessa perché dal 1951 al 1958 quattro aziende si alternano nella produzione, ma nessuna risolve il problema dei ricavi che non coprono i costi, sicché una dopo l’altra finiscono in bancarotta. Tutto inizia nel 1946 quando Albert Maier, ingegnere della fabbrica di ingranaggi ZF, disegna e costruisce una piccola auto con il telaio a trave centrale, la carrozzeria scoperta senza porte, le ruote da ciclomotore e il motore TWN (Triumph-Werke Nürnberg AG) monocilindrico a due tempi di 196 cc raffreddato ad aria lasciato in vista nella parte posteriore. Con ottimismo Maier applica alla vetturetta il marchio Champion. Sembra una burla, ma egli crede che un veicolo siffatto possa trovare acquirenti nel povero mercato del dopoguerra e chiede all’ex ingegnere della BMW Hermann Holbein di svilupparlo per la produzione. Holbein vede subito che ci sono molte cose da sistemare e comincia dalla carrozzeria. Nel suo laboratorio costruisce una cabriolet che ricorda vagamente la Volkswagen Maggiolino, ma è troppo pesante, così ripiega su una roadster realizzabile incurvando le lamiere senza stampi e per economia la dota di un solo faro. Il nuovo modello chiamato CH2 debutta alla fiera di Reutlingen nell’aprile 1949, ma prima di arrivare alla produzione è dotato di un motore TWN di 248 cc con 6,5 CV che permette 60 km/h e di un cambio a tre marce Hörz al posto della trasmissione da tosaerba. Cambia pure la carrozzeria, ora con i fari nei parafanghi, una rudimentale cappotta e un cofano con griglie sul motore. La ditta Bobel di Laupheim stampa le parti di lamiera e la produzione inizia lentamente nell’estate 1949, sicché i clienti ricevono i primi esemplari solo nel tardo autunno. Subito riscontrano seri problemi negli ingranaggi della trasmissione e le riparazioni in garanzia costano care a Holbein, ma fortunatamente le CH2 costruite sono undici in tutto...

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La coda della MC 500 sviluppata sulla base della berlina a 4 posti 400/4. Il modello è ben accolto dal pubblico, ma i primi esemplari sono afflitti da seri problemi ai bracci dello sterzo che ne appannano l’immagine e costano cari per le riparazioni in garanzia.

 

 

 

 

 

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