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Caratteristiche, comportamento e impieghi di un interessante alimentatore. Per conoscere il prodotto, ma anche la categoria cui appartiene.

Un alimentatore da laboratorio non costa poco, almeno in confronto agli switching che nutrono i nostri ricetrasmettitori. A questi ultimi si chiede di erogare una certa tensione, di norma 13,8 V, e una certa corrente, tra i 2/5 A dei “baracchini” e i 20/25 A dei normali RTX da 100 W. Altri requisiti di questi alimentatori sono che la tensione fornita vari poco passando in trasmissione (tanto ci pensa il cavo a abbassarla) e che ripple e noise siano ridotti. Per finire, è gradito un buon rendimento.
Il prodotto esaminato, invece, è a tutti gli effetti uno strumento di misura. La categoria cui appartiene, in cambio di rinunce sulla corrente erogabile e sul prezzo, offre accuratezza, pulizia, versatilità. Ma queste cose le vedremo in seguito.
L’Atten PPS-3005 è stato il mio primo alimentatore da laboratorio. Il prezzo contenuto, un centinaio di euro, e le regolazioni tramite encoder, i potenziometri sono instabili, mi convinsero all’acquisto. La tensione fino a 30 V e la corrente fino a 5 A superavano le mie necessità. Tre anni dopo gli affiancai un bellissimo Rigol DP832 con l’opzione Hi-Res. La ventola del Rigol è un po’ rumorosa, ma quella dell’Atten è proprio insopportabile: l’ho mandato in pensione.
Il Siglent SPD1168X mi è sembrato un’alternativa valida, in più il fabbricante assicura un’efficace riduzione del rumore dovuto alla ventola. L’acquisto è avvenuto presso una ditta emiliana, inserzionista di RKE, che vende anche on-line. Alla base della scelta ci sono stati il prezzo buono, la possibilità di pagare in tanti modi diversi, tra i quali il mio preferito, e la promessa di un doppio imballaggio del prodotto, valido scudo contro le angherie della spedizione.

 

 L'articolo completo su Radiokit elettronica settembre 2023

RKE 6 2023

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