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THE ITALIAN JOB, Firmato carrozzeria Italo

di Francesco Pelizzari, su epocauto di gennaio 2025

Una battuta inglese recitava che in caso di nebbia sulla Manica l’Europa fosse isolata, a rimarcare la supremazia britannica. Questa MGA fu invece modificata con ottimo risultato da una piccola officina genovese. Un restauro serio ha riportato allo stato di origine una testimonianza del “saper fare” italiano; ahinoi, oggi sempre più mortificato.

In un periodo in cui l’automobile italiana è agli onori della cronaca soprattutto per la dimensione industriale ridotta ai minimi storici, si guarda con malcelata malinconia a certi episodi della nostra storia. Episodi che riportano a un mondo fatto di grande industria, Alfa Romeo, Fiat e Lancia su tutte, e di una polverizzazione di piccole e piccolissime realtà su tutto il territorio italiano. Officine e carrozzerie con varie specializzazioni che costituivano un tessuto di fitta trama, in ogni città grande e piccola, fino al paese di campagna più sperduto. Storie che misurano i decenni passati da allora e che riportano a momenti in cui l’automobile era per molti alla stregua di una persona di famiglia.
Della “Carrozzeria Italo” di Genova avranno sentito parlare i genovesi, in particolare quelli del quartiere San Vincenzo, non molto distante dalla stazione di Brignole. È un’attività tuttora esistente, che a noi interessa perché, a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, modificò la MGA di queste pagine per darle un aspetto esteriore più moderno e in linea con i gusti automobilistici italiani dell’epoca. E vi lavorò con passione e orgoglio per la propria opera, tanto da apporre la propria firma: tre targhette in metallo cromato realizzate manualmente a traforo dallo stesso Italo. È, questo, soltanto il più evidente di una serie di fattori che rendono interessante la storia di questa macchina..

 

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La zona posteriore è immutata rispetto alla MGA originale, se si esclude la presenza della bella targhetta “Elaborazione Italo – Genova” sul cofano vicino al tappo del serbatoio carburante. La stessa targhetta è presente anche sulle fiancate, sopra le prese d’aria decorative. Queste ultime sono solcate da tre listelli cromati che si prolungano sulle porte comunicando velocità. Nella foto in alto, l’hard-top della Vanden Plas montato.

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L’abitacolo ha due posti secchi ed è ben rifinito. Si nota la tappezzeria di finta pelle a rombi: la trama è più grossa dell’originale, che si è rivelato irreperibile. Questa soluzione rappresenta comunque un buon compromesso. Come ogni inglese di quel periodo, il guidatore qui si sente un pilota, gratificato dalla ricca strumentazione, dalla posizione di guida sportiva, dalla leva del cambio corta con innesti secchi e con corsa breve.

 

 

 

 epocauto 5 2023

  

 

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