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KAWASAKI 750 MACH IV H2
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SENSAZIONALE FOLLIA
di Maurizio Schifano, su epocauto di gennaio 2025
Se c’è una moto dei primi anni Settanta che non è solo “fascinosa”, come per varie ragioni lo sono tutte le giapponesi di quel periodo, ma è “sensazionale” per le emozioni che regalano le sue accelerazioni fulminanti accompagnate da una spiccata tendenza a impennarsi, è la Kawasaki 750 Mach IV presentata al Salone di Tokyo del 1971. Lo stesso è vero anche per la sorella minore 500 Mach III, lanciata tre anni prima, però lo è in misura maggiore per questa sua esagerata evoluzione, che a molti in quel momento sembra una “follia” quanto a sicurezza di guida, ma che inizialmente è premiata dal mercato.
Negli anni Settanta sono sempre di più i motociclisti “contemplativi”, quelli che dopo una “sparata” da semaforo a semaforo preferiscono lasciare la loro “maxi” parcheggiata in bella vista davanti al bar e che sono inevitabilmente attratti da questa nuova fulminante creatura del Sol Levante, caratterizzata oltretutto da un’estetica originale e accattivante. Concepita principalmente per il mercato statunitense, come la sorella minore, la Kawasaki 750 Mach IV mostra uno stile analogo a quello della coeva 500 Mach III H1/B, con l’aggiunta, per rendere più filante il profilo, di un inedito codino coordinato al serbatoio, al quale si raccorda l’estremità posteriore rialzata della sella. Lo slancio laterale è esaltato proprio nella versione “America”, sulla quale l’avvolgente parafango posteriore cromato, regolamentare al di qua dell’Oceano, è sostituito da un “moncherino” verniciato di nero per non turbare il design della carrozzeria. Con proporzioni analoghe a quelle della 500 Mach III, la 750 Mach IV appare più imponente e pesa una ventina di chili in più, ma poco cambia per quanto riguarda la tenuta di strada alle alte velocità, che molti motociclisti dell’epoca, abituati a moto meno performanti, trovano precaria e che per alcuni risulta addirittura peggiorata nelle brucianti accelerazioni in rettilineo accompagnate da allarmanti “serpeggiamenti”...
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