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La Nash-Healey del 1952 del collezionista tedesco Peter Laube, un esemplare restaurato nel 2015. Qui è ritratta allo Schwetzingen Classic Gala 2020, dove è giunta seconda assoluta, solo l’ultima di una serie di affermazioni guadagnate negli ultimi 5 anni.

 

NASH HEALEY - Idillio sull'Oceano

Anima inglese, cuore americano e, con la seconda serie, un abito di alta sartoria italiana, la Nash-Healey, celebre sportiva nata da una collaborazione intercontinentale, è fra le artefici delle sinergie fra l’America e l’Italian Style. E pensare che tutto iniziò con una crociera

Non fosse stato per un incontro a bordo della Queen Elizabeth nel dicembre del 1949 l’auto di cui qui parliamo forse non sarebbe mai nata. Tale circostanza, quasi un incipit da romanzi rosa, ha per protagonisti 2 capitani d’industria alieni ai sentimentalismi. Uno è Donald Healey, noto tecnico inglese da poco divenuto costruttore, imbarcatosi per andare a trattare con Ed Cole (ingegnere capo della Cadillac) l’acquisto di alcuni V8 a valvole in testa da montare sulla Silverstone, a imitazione di un esperimento condotto da un suo famoso cliente, Briggs Cunningham. L’altro è George Mason, boss della Nash-Kelvinator reduce da un tour in Europa. È Healey ad avvicinare Mason, incuriosito dall’attrezzatura fotografica dello statunitense. Mason trova interessanti Healey e i suoi progetti, e gli suggerisce di tornare da lui qualora nulla ottenga dalla Cadillac. E così è: dopo il rifiuto di Cole a fornire i V8, Healey va da Mason e si accorda per qualcosa che trascende la mera fornitura del motore Nash; il risultato infatti porta alla nascita di una sportiva di concezione britannica creata ad hoc per la casa di Kenosha. L’accordo consente a Donald Healey di guadagnare valuta utile a ripianare i propri debiti rispettando i desiderata del governo di Londra in fatto di export, e offre a Mason una vettura che (a parte Crosley Hot Shot, Kurtis Kraft e Muntz Jet) è una primizia per l’America dell’epoca ed è un’ottima halo car (auto di benvenuto), utile per attrarre visitatori nei concessionari Nash.
Tornato a Warwick,sede della propria azienda, il tecnico inglese inizia subito lo sviluppo della nuova vettura. Nella primavera del 1950 un prototipo, chiamato X4, è testato niente meno che alla Mille Miglia, giungendo nono di classe con alla guida lo stesso Healey e il figlio Geoff, per poi partecipare, con il prototipo modificato e rinominato X5, alla 24 Ore di Le Mans, dove la coppia Rolt-Hamilton ottiene il 4° posto assoluto...

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Anche l’interno della Nash-Healey seconda serie rivela la cura della Pinin Farina nelle finiture e nello stile. L’abitacolo può ospitare anche tre persone. Spiccano la corta leva del cambio, il grosso volante, l’autoradio e il bordo superiore imbottito. Dettaglio del pannello porta, caratterizzato dall’ampia tasca portaoggetti e dalla particolare leva di apertura, collegata ad una corda come molte scoperte prive di finestrini discendenti dell’epoca. Il rivestimento è in cuoio.

Articolo completo su epocAuto di LUGLIO AGOSTO 2023 a firma di Matteo Giacon

 

 

 

 

 epocauto 5 2023

  

 

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