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Una delle rare “Bìg Healey” vendute in Gran Bretagna, perciò con guida a destra. È una 100/6 BN4 in livrea Old English White-Reno Red. In evidenza l’assetto con la coda ribassata a causa del quale lo scarico poteva toccare il suolo, presente su tutte le serie prima della 3000 MkIII BJ8 “Phase II” (maggio 1964) a partire dalla quale l'assetto posteriore venne invece rialzato con modifiche al telaio e alle sospensioni.

 

AUSTIN HEALEY 100/6 E 3000 - In medio stat virtus

Con cilindrata intermedia fra le versatili MG e Triumph e le più impegnative Jaguar, la spider britannica nota come Big Healey, prodotta in sei serie, ha saputo ritagliarsi un ruolo di primo piano, grazie anche alla sua eleganza

Quando, alla fine del settembre 1956, la BMC presenta la nuova versione a 6 cilindri della Austin Healey 100, denominata 100/6, questa spider acquista indubbiamente un prestigio maggiore vantando, in chiave più raffinata ed evoluta, le caratteristiche che ne avevano decretato il successo. Dotata di un motore a 4 cilindri di 2660 cm³, con una cubatura analoga a quella di 2639 cm³ adottata poi dalla discendente a 6 cilindri, la Austin Healey 100 era nata nel 1953 dal felice connubio fra il bel prototipo esposto al London Motor Show del 1952 dal visionario Donald Healey e progettato dal figlio Geoffrey Healey, con la collaborazione di Gerry Coker per lo stile della carrozzeria, e di Barry Bilbie per il telaio, e la meccanica della Austin A90 Atlantic che, lanciata nel 1949, si era rivelata un flop sul mercato statunitense, allora terreno di conquista preferenziale per tutte le vetture sportive prodotte in Europa. Nel prototipo di Healey Leonard Lord, patron della Austin, aveva infatti individuato il modello giusto per rimpiazzare la A90 e quindi sfondare davvero in America, collocandosi al di sopra delle meno ambiziose e più antiquate MG serie T nonché delle loro concorrenti dirette Triumph e al di sotto delle più prestigiose Jaguar XK. Con una linea accattivante e moderna per l’epoca, un telaio ben concepito e rigido al punto giusto e una meccanica di grande serie ampiamente collaudata e affidabile col metro di allora, la Austin Healey 100 la cui denominazione, come già facevano alla Jaguar, indicava la velocità massima dichiarata (100 mph ovvero 160 km/h) aveva riscosso il maggiore e meritato successo proprio negli Stati Uniti. Tanto che dei 14.634 esemplari prodotti, nelle serie BN1 (1953-55) e BN2 (1955-56), ben pochi erano stati quelli con la “britannica” guida a destra, come d’altronde sarebbe accaduto per le successive 100/6 e 3000. Ma ora la capostipite di quelle che sarebbero state soprannominate le “Big Healey” per distinguerle dalle più piccole Sprite doveva compiere un salto di qualità. Perciò nasce la Austin Healey 100/6 che ha un passo maggiore di circa 5 cm, necessario per accogliere il motore a 6 cilindri e sufficiente anche per avere, nella serie d’esordio denominata BN4 (1956- 59), un abitacolo 2+2 con due sedili posteriori di fortuna. Il nuovo motore è una versione elaborata del BMC C-Series montato in precedenza dalla berlina Austin Westminster e coi suoi 102 CV erogati a 4600 giri/min, poco più dei 90 a 4000 giri/min del 4 cilindri della 100, non è proprio quello che ci si aspetterebbe per una sportiva di razza, ma ovviamente risulta più fluido e progressivo del predecessore mantenendo un sound aggressivo allo scarico; l’overdrive...

6marbellamotore

Una 3000 MkIII BJ8 “Phase II” riconoscibile per l’assetto posteriore rialzato e i fanalini anteriori sdoppiati (posizione e direzione).

Articolo completo su epocAuto di LUGLIO AGOSTO 2023 a firma di Maurizio Schifano

 

 

 

 

 epocauto 5 2023

  

 

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