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A VOLTE SUCCEDE

di Dario Mella, su epocauto di luglio/agosto 2024

Una Ferrari, marchio sportivo per eccellenza, che entra in concorrenza diretta con i coupé top di gamma Jaguar e Mercedes? Certo, grazie al cambio automatico introdotto per la prima volta a Maranello nel 1976 con il modello 400, una prestigiosa granturismo dal comfort ai massimi livelli e prestazioni al top del segmento.

Prima poi doveva accadere quello che a Maranello pareva quasi un’eresia, e cioè una Ferrari con cambio automatico. Cosa spinge dunque il Drake, nell’autunno del 1976, a inserire in listino una potente granturismo con questo tipo di automatismo, ritenuto dai più inadatto alla guida sportiva? Le ragioni sono due: da un lato le conseguenze della crisi energetica che aveva messo in secondo piano le prestazioni, specialmente dopo che erano stati introdotti i limiti di velocità sulle strade extraurbane e autostrade. Dall’altro le esigenze di un certo tipo di clientela, soprattutto oltreoceano, ormai assuefatta al cambio automatico anche sulle auto più veloci.
Il modello nel quale viene montato è la 400, un coupé a 2+2 posti con motore anteriore a 12 cilindri a V. Che definire 2+2 è riduttivo perché i posti dietro sono veri, non di fortuna. Ma non è un’auto nuova in sé perché deriva dal precedente modello 365 GT4 2+2 di 4,4 litri di cilindrata, quest’ultima con cambio manuale a 5 marce, distribuzione bialbero a camme in testa per bancata, alimentazione con sei carburatori a doppio corpo Weber e 340 CV (DIN) di potenza. Il nome 400 scelto per il nuovo modello indica, come di consuetudine in Ferrari, la cilindrata unitaria che, moltiplicata per dodici, fa 4,8 litri. La potenza massima, malgrado l’aumento di cilindrata, resta invariata perché l’obiettivo primario era avere più coppia motrice per compensare il calo di prestazioni dovuto all’automatismo della trasmissione. Poi c’erano altre ragioni come il contenimento delle emissioni e la riduzione del consumo di carburante, una voce non del tutto trascurabile anche per un cliente Ferrari visti i consistenti aumenti del prezzo della benzina durante e dopo la crisi energetica.
Con ciò la 400 diviene auto rivolta agli imprenditori, ai manager di alto livello e in generale alle persone altolocate che, accanto al prestigio del Marchio, alle prestazioni (la 400 raggiunge i 240 orari) e al piacere di guida offerti da una Ferrari, vogliono viaggiare in un abitacolo confortevole. E questi clienti richiedono, oltre agli accessori top di gamma dell’epoca, di essere sollevati dalla fatica di manovrare il cambio. Viste le premesse, la 400 nasce quindi in modo contrario al solito: l’automatismo diventa di serie e il cambio manuale a cinque marce è a richiesta. Le due versioni portano rispettivamente il nome di 400 Automatic e di 400 GT; quest’ultima, con 240 km/h, risulta più veloce di 10 km/h rispetto alla sorella. Sul piano stilistico la 400 apporta qualche novità rispetto al modello 365 da cui deriva, visibile nel frontale leggermente modificato grazie a un nuovo spoiler, nei fari supplementari alloggiati più in alto e negli indicatori di direzione anteriori arancioni anziché bianchi in accordo con le novità introdotte dal Codice della Strada nel 1976. Nella parte posteriore si notano i nuovi gruppi ottici sdoppiati analoghi ad altri modelli Ferrari del periodo e la nuova targhetta identificativa. Lateralmente lo specchietto retrovisore esterno è nero anziché cromato e le ruote sono fissate con cinque dadi che sostituiscono il gallettone della 365...

 

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La Ferrari 400 GTi modello 1979 in livrea azzurro metallizzato, tinta volta a sottolineare classe e comfort piuttosto che le prestazioni. A destra l'immagine degli interni evidenzia come è cambiato il rivestimento della console centrale, ora non più rivestito in legno, e ci sono, rispetto alla 365, modifiche alla plancia, alla forma e al rivestimento della selleria. Il volante ha ora le razze di colore nero.

 

 

 epocauto 5 2023

  

 

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