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Oggi le sportive giapponesi più apprezzate dai collezionisti sono quelle degli anni ’80 e ’90; ma la storia ha radici più lontane. Dopo gli sporadici tentativi degli anni Venti, la concezione nipponica dell’auto sportiva nasce dalla ricerca del sorriso nel secondo dopoguerra

Il Giappone di inizio ‘900 non è certo il contesto più facile per iniziare a sperimentare l’automobile sportiva, le motivazioni sono chiare: secoli di isolazionismo hanno mantenuto il paese in una dimensione prettamente rurale, non permettendogli di sviluppare sapere tecnico e strumenti per una rivoluzione industriale. Ma grazie all’opera del nuovo Imperatore Matsuhito, il paese è proiettato verso una progressiva industrializzazione che vede nuovi pionieri dell’automobile.
Fra questi si formano piccoli gruppi di appassionati di corse che, negli anni ’20 grazie alle riviste automobilistiche, conoscono le imprese della 24 Ore di Le Mans e della 500 Miglia di Indianapolis. Le prime auto sportive sono artigianali e utilizzano componenti americane, inglesi, francesi e tedesche; esemplificativo è il caso di un talentuoso quindicenne, appassionato di meccanica e di corse di nome Soichiro Honda che, dopo aver letto l’offerta di lavoro dell’officina “Tokyo Art Shokai”, si candida ed è assunto come apprendista nel 1922.
Nel 1923 il direttore Yuzo Sakakibara costruisce l’auto da corsa che chiama Art Daimler (per il motore Daimler) e organizza un team che vede in lizza con scarsa fortuna Honda in veste di meccanico di bordo e Shinichi Sakakibara come pilota. L’anno successivo, i due montano su un telaio Mitchell americano il motore V8 di 8,2 litri con 90 CV del biplano Curtiss-Jenny A1 e con il bolide che chiamano Art Curtiss Special ottengono la vittoria alla Japan Automobile Competition....

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Anche la Toyota non si lascia scappare il momento buono presentando al Salone di Tokyo del 1962 il concept Publica Sports che sfrutta le componenti dell'utilitaria Publica ma con linea inedita e una cupola scorrevole per accedere all’abitacolo.

Nella foto in alto Mazda si lancia nel segmento delle sportive di alto livello con la Luce del 1966 disegnata dalla magica mano di Giugiaro: questa è la versione R130 del 1969.

 Articolo completo su epocAuto di FEBBRAIO 2023 a firma di Federico Signorelli

 

 

 

 

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