Edizioni C&C - Fiat 125 - su epocAuto di febbraio

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Se non fosse esistita la Giulia, forse non avremmo mai avuto la 125. Una berlina signorile e brillante, tirata su in fretta e furia per contrastare la concorrente milanese, capace di superare le più rosee aspettative diventando una best seller nel suo segmento e conquistando addirittura l’Avvocato

È la somma che fa il totale” diceva Totò nel famoso film Totò, Fabrizi e i giovani d’oggi. Un concetto esposto in maniera forse un po’ terra terra ma, di sicuro, efficace per far comprendere che il risultato finale di un prodotto, come in un’operazione algebrica, equivale alla somma delle singole parti che si addizionano. Trasponendo l’assunto in ambito automobilistico, possiamo affermare che un veicolo è la somma, quantitativamente ma anche qualitativamente, degli elementi che lo compongono. Ragionamento che troviamo particolarmente calzante quando si parla di una delle berline italiane più popolari a cavallo degli anni settanta, la Fiat 125.Già, perché la 125 non è un’automobile nata da un’opera di progettazione pura, partendo dal classico foglio bianco, ma la “somma”, appunto, di tante componenti già esistenti. Una sorta di Frankenstein, un “polpettone” in cui, il giorno dopo la festa, si ricicla tutto quello che di buono è rimasto a disposizione.
Ci si perdoni l’immagine provocatoria, ma è necessaria per dar forza al ragionamento e valorizzare il risultato finale. Date le premesse infatti, ci si aspetterebbe un risultato modesto; una vettura di ripiego da tirar su in fretta con poca spesa. E invece…

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Grazie a un attento lavoro stilistico, la 125 sfoggia un aspetto ben più importante della 124 da cui preleva buona parte della carrozzeria. Merito soprattutto del muso alto, impreziosito dalla calandra cromata, dai doppi fari, dai rostri e dalle “creste” laterali che inglobano le luci di posizione e gli indicatori di direzione: spariranno sulla seconda serie.

Articolo completo su epocAuto di FEBBRAIO 2023 a firma di Michele Di Mauro