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La moto del servizio è una serie M, massima evoluzione della Suzuki GT 750, che beneficia di tutte le migliorie delle precedenti, ben collaudate, ed è offerta nelle livree oro, grigio e rosso con doppio filetto orizzontale sui fianchi del serbatoio. Questo esemplare, con targa d’origine del 1976, è stato restaurato da Ruote Classiche - Restauro moto d’epoca snc - Gerenzago (PV), che ringraziamo per la collaborazione.

Suzuki GT 750 (1971-78) - L'esclusiva dell'acqua

Sin dagli anni 60 la Suzuki si era creata una buona fama con le sue bicilindriche a 2 tempi di piccola e media cilindrata ottenendo i migliori risultati tecnici e commerciali con la 500 Titan. Il passo successivo è la presentazione della GT 750 al Salone di Tokyo del 1970, per rispondere allo straordinario successo della Honda CB 750 Four con caratteristiche tecniche alternative. A tale proposito la Casa di Hamamatsu, ferma restando la cilindrata nominale di 750 cm³, punta ancora sul motore a 2 tempi, scegliendo il frazionamento a 3 cilindri peraltro appena proposto dalla Kawasaki con la 500 Mach III e offre, in anteprima per una maximoto, il raffreddamento ad acqua; irrinunciabile poi la “comodità” dell’avviamento elettrico.
Lanciata nel 1971 la Suzuki GT 750, capostipite di una serie di tricilindriche “tecnologiche” che presto la vedrà affiancata dalla fortunatissima GT 380 e dalla forse meno compresa GT 550, vanta una ricetta tecnica insolita ma non priva di fascino, anche perché valorizzata da un aspetto solido e rassicurante e da un’estetica accattivante con originali livree, abbondanti cromature e ottime finiture. In quel momento unica 750 a 2 tempi disponibile, offre prestazioni ai vertici della categoria, ma più gestibili di quelle della scatenata Kawasaki 750 Mach IV che debutterà di lì a poco, rappresentando un’alternativa più che una concorrente. Inizialmente quindi i risultati commerciali sono incoraggianti. Non strettamente necessario per il motore di una moto, di per sé ben esposto al flusso d’aria durante la marcia, il raffreddamento ad acqua, o meglio a liquido, comporta in ogni caso dei vantaggi: evita l’eventuale surriscaldamento del cilindro centrale; permette di contenere l’ingombro trasversale del motore, dato che le alettature dei cilindri, delle quali si potrebbe fare a meno, sono comunque ridotte al minimo; riduce la rumorosità grazie al fatto che i cilindri sono “incapsulati” per ricavare le intercapedini di passaggio del liquido...

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L’accesso alla batteria e al serbatoio dell’olio, ribaltando la sella e la leva per l’avviamento d’emergenza a pedale.

 

  Articolo completo su epocAuto di MARZO 2023 a firma di Maurizio Schifano

 

 

 

epocauto 5 2023

 

 

 


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